Una seconda casa Waldorf
Oggi vorrei raccontare una giornata tipo in un centro infantile waldorf. Penso possa essere utile sia per comprendere l’atmosfera e la magia che caratterizzano un ambiente waldorf, sia per offrirci qualche spunto di riflessione.
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Vi presento i personaggi del racconto Marie’s LifeWays Home, per Una seconda casa Waldorf.
Marie è la coordinatrice di un centro per l’infanzia a conduzione familiare che accoglie otto bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 6 anni. Marie si dedica ai bambini per tutto il tempo, e si prende una pausa lunga all’ora di pranzo. Stefan e Charelle sono i due assistenti che affiancano Marie durante il giorno. Stefan è anche un’insegnante di yoga e Charelle sta studiando Scienze della formazione. Chi racconta è la Nonna adottiva del centro, che una volta a settimana sta con i bambini e da una mano come può.
Inizia il giorno
Quando entro dalla porta sul retro, vedo Marie al fasciatoio con un bel bambino grassottello, e Stefan che taglia le verdure sul tavolo da pranzo. Ci sono molti bambini con lui e ogni tanto sento un’ondata di risate. Sta cantando la canzone Vegetable Soup (Zuppa di verdure) e i bambini si fanno una grassa risata ogni volta che dice: «Salve Mr. Patata, ti tiro fuori dalla terra!». Ci sono un paio di bambini che giocano in salotto, ma non riesco a vederli perché hanno creato una tenda con il tavolino e posso solo sentire le loro risate.
Entro facendo il minimo rumore e mi avvicino da Marie per darle un abbraccio e salutare il piccolino.
«Buongiorno», dico a bassa voce.
«Buongiorno. Benvenuta!» mi risponde sorridendo. «Come sta tuo nipote?»
«È un angelo meraviglioso!» dico con un ampio sorriso, «Che altro posso dire!».
«Beh, congratulazioni nonna!».
Mi allontano guardando silenziosamente Marie che canta al neonato un gioco di carezze mentre applica la crema, e poi chiude il pannolino. Il bambino risponde con dei grandi sorrisi, più larghi del fiume Mississippi. Marie si prende cura di lui senza alcuna fretta, per dargli il tempo di collaborare mentre lo veste.
Qui c’è il piedino
e qui le ditina.
Ora nel calzino
entra infine il tuo piedino.
Come risposta, il piccolo solleva lentamente il piede. Una volta che è vestito, Marie stende le braccia e il bambino riempie il petto di aria per indicare che è pronto per essere sollevato; poi si rannicchia sul morbido abito di Marie, che si veste sempre in modo che anche i suoi vestiti siano un invito per i bambini ad abbracciarla.
«Mi piace molto il suo cappello», le dico.
«E che ne dici di queste?» mi sorride, mostrandomi la maglia interna e le calze del bambino. «Abbiamo organizzato una raccolta fondi per comprare cappelli, magliette e tutine. I genitori dei bambini tengono a casa un set, e noi un set di ricambio qui. Quando un bambino cresce, i genitori ce lo restituiscono, e sono così in buono stato che ci durano anni».
«Wow! È fantastico». Faccio una piccola carezza al bambino e vado sul divano.
Saluto con la mano Stefan, che mi saluta con gli occhi mentre finisce di tagliare. Adoro il suo grembiule, sembra quello che indosserebbe uno chef. I bambini mettono le carote tagliate in un piatto e il resto delle verdure nella pentola. I pezzi rimasti vengono gettati nell’immondizia del compost. C’è un bambino seduto sul pavimento della cucina che gioca con una pentola e un cucchiaio di legno.
Una volta seduta sul divano, tiro fuori la mia lana per lavorare sulle tovagliette che sto realizzando all’uncinetto per il tavolo di Marie. Sasha arriva barcollando, mi consegna un libro e mi dice: «E!», che vuol dire «leggi» o «vedi?». Poi striscia verso il mio grembo e lascio l’uncinetto per un momento. Dopo la lettura e qualche canzoncina, si interessa alle urla di tre bambini che giocano in un angolo della casa. Samuel, di cinque anni, sta tirando le mollette che fino a poco tempo prima stava utilizzando per la casetta, così Stefan lo incoraggia ad accompagnarlo in giardino a piantare fiori. Samuel chiede se il suo amico, di quasi cinque anni, può venire con loro; ma prima di uscire è necessario raccogliere tutte le mollette.
Sono felice che ci sia Stefan, e per un istante mi chiedo se la clonazione sia davvero una pessima idea. Immaginate di avere un giovane come lui in ogni asilo!
Sasha torna di nuovo da me e giochiamo a un gioco che la fa ridere sempre tantissimo:
Sasha andò a Parigi
su un cavallo grigio
al passo, al passo,
al trotto, al trotto,
al galoppo, al galoppo!
Tre volte ancora e poi arrivo al mio limite. Le nonne hanno questo privilegio: poter dire quando basta!
Nel frattempo Marie chiama i genitori di un nuovo bambino per vedere quando potrà fargli visita a casa. La visita a casa è qualcosa che rende più facile il lavoro di Marie, perché crea un ponte tra la casa del bambino e la sua casa. Generalmente, una volta che i genitori si rendono conto che non è una visita di “ispezione”, si rilassano e i bambini si divertono a mostrare a Marie la cameretta e le loro cose preferite. I bambini parlano di questa visita per settimane, a volte per mesi, «Ti ricordi di quando sei venuta a casa mia e…».
Dopo aver finito la chiamata, Marie porta dentro casa una cesta di biancheria pulita. Mette un lenzuolo di dimensioni gigantesche sul tavolo da pranzo, in modo che i bambini possano giocare sotto, porta carta e pastelli ad altri due bambini, e poi si siede alla sua scrivania per fare la lista della spesa.
Una bambina dice di essere stanca, così la incoraggio a portare un bicchiere d’acqua per me e un altro per lei. I bicchieri e la brocca piccola d’acqua sono sempre a disposizione dei bambini, per incoraggiarli a bere durante il giorno. Mi porta un bicchiere d’acqua, e si siede sul divano ad analizzare in modo pensieroso un quadro sul muro del soggiorno. È un quadro di una nave che si allontana navigando in mare e, in piedi sulla riva, c’è una coppia che si abbraccia. «Beh, immagino che siano rimasti lì», suppone.
Poi volge lo sguardo su un altro quadro, di una bella donna che tiene in braccio un bambino, e proclama: «Questa sono io e mia madre quando ero piccina». Prende una bambola, se la infila sotto la maglietta per allattarla e inizia a canticchiare a bassa voce.
Io comincio a riordinare e piegare i vestiti della cesta della biancheria, e un’altra bambina viene ad aiutarmi. «Prima prendiamo tutti i tovaglioli rossi!» dice con entusiasmo. Impiliamo tutti i tovaglioli per colore, prima di iniziare a piegarli. Rimango colpita dalla sua abilità nel piegare la biancheria, e mi è chiaro che l’ha fatto molte altre volte.
Il momento del riordino e lo spuntino di metà mattina
Presto sarà l’ora dello spuntino di metà mattina, composto da avena e fette di mela; ma prima dobbiamo riordinare la casa. Marie ha organizzato lo spazio in modo da non avere un eccesso di giocattoli, il tanto giusto per sostenere le diverse età dei bambini. Se durante il giorno si rende conto che alcuni materiali di gioco non sono più in uso, li mette da parte, oppure esorterà i bambini a farlo. Questo evita che si crei troppo disordine e rende il momento della pulizia più piacevole.
Marie riordina la stanza nello stesso modo ogni giorno. Inizia prima con i tessuti, che vanno in un grande cesto accanto al divano. Poi inizia a raccogliere i blocchi di legno, riordina la cucina e sistema qualsiasi mobile o sedia sia stato spostato durante la mattina per creare spazi di gioco. A un certo punto, inizia a canticchiare a bassa voce la canzone delle pulizie. Si sposta sempre dalla periferia della stanza verso il centro, e i bambini la seguono aiutando a raccogliere i giochi. Il suo movimento prevedibile crea quiete in un momento che facilmente può diventare uno dei più caotici della giornata.
Alcuni bambini prendono un cesto e lo utilizzano per trasportare le cose al loro posto. Altri mettono le bambole nei loro lettini. Due bambini corrono a nascondersi, pensando che se restano sdraiati in mezzo alla stanza con un panno sopra di loro nessuno saprà che sono lì! Dopo aver raccolto alcune cose, mi metto comoda sul divano per piegare i tessuti e tenere occupati due bambini che stavano disordinando ciò che era stato appena ordinato. Non vogliamo far le cose di fretta, e ci vogliono dai 15 ai 20 minuti affinché tutto torni al suo posto.
Marie mette i piatti, le tazze e i cucchiai sul tavolo insieme all’avena e alle mele, e tira fuori i fazzoletti di stoffa per pulirsi il viso dopo lo spuntino. Questi fazzoletti vengono immersi in acqua tiepida alla lavanda. Alle 9:15, Stefan torna dentro con i due bambini, e dopo esserci lavati tutti le mani, prendiamo posto intorno al tavolo. Ogni bambino ha un posto specifico che si distingue dal portatovagliolo personalizzato. Facciamo alcuni giochi con le mani prima di mangiare, ad esempio:
Qui i coltelli e le forchette della mia signora.
Qui il tavolo della mia signora.
Qui lo specchio della mia signora.
E qui la culla del mio bambino.
L’avena calda ha qualcosa di speciale, che fa stare i bambini seduti e crea un’atmosfera tranquilla. I due bambini più grandi, più inclini a fare baccano, in quel momento seguono l’esempio di Stefan che, dopo aver respirato profondamente un paio di volte, si immerge con gusto nel suo porridge, mostrando le buone maniere.
Quando abbiamo finito lo spuntino, i bambini si puliscono la faccia, sciacquano e impilano le ciotole vicino a Samuel, di cinque anni, che carica la lavastoviglie, mentre gli altri bambini puliscono il tavolo. Quelli che devono andare in bagno lo fanno. Stefan aiuta alcuni bambini ad apparecchiare per il pranzo, e gli altri cominciano a prepararsi per uscire. La candela, che rappresenta il gioiello del nostro tavolo, si colloca per ultima. Marie prepara la ciotola per l’acqua tiepida alla lavanda e i panni puliti per pulirsi dopo il pranzo. La zuppa è già sul fuoco, e prevedo un buon profumino quando torneremo dentro dal giardino.
All'aria aperta
Stiamo preparando Sasha e un altro bambino piccolo per andare in giardino, quando Courtney, di quattro anni, mostra il desiderio di aiutarci. «Mmmmhh…», gli faccio vedere che sto notando qualcosa. Courtney guarda in basso e si accorge che i suoi stivali da pioggia sono al contrario. Un cambiamento veloce, ed è pronta ad aiutare Sasha con i suoi stivali. Stefan esce con il primo gruppo di bambini.
Presto lo seguo con il secondo gruppo di bambini in fila, mentre Marie avvolge bene il neonato, lo adagia nella carrozzina e ci segue. Marie posiziona la carrozzina proprio sotto un albero che dondola dolcemente, una stupenda immagine in movimento e naturale, perfetta per gli occhi del neonato! Nei giorni più freddi potrebbe esserci una coperta di lana sulla carrozzina, oppure Marie lo cullerà vicino al suo petto con un marsupio portabebè. Nei giorni più caldi verrà stesa una coperta in terra, e si circonderà di balle di paglia per creare uno spazio protetto e un’area giochi naturale.
«Marie!» la chiama Samuel, «Guarda cosa ho piantato!». Marie vede che Samuel ha aiutato a piantare una fila di fagioli e alcune piantine di fiori. Poi corre ad arrampicarsi sul grande albero del cortile. Anche una bambina di due anni vuole arrampicarsi sull’albero, ma non è ancora in grado di farlo. Nessuno la aiuta. Piange per un minuto, riceve un grande abbraccio e poi va a giocare. Una delle regole d’oro è non mettere un bambino in un posto che non può raggiungere da solo. È meglio lasciare che si sforzi e lotti fino a quel giorno speciale in cui possa raggiungere il primo ramo e arrampicarsi. Dopo tutto, la gratificazione immediata riduce la gioia della vita, invece di aumentarla.
Marie dà da mangiare alle galline e lascia che due bambini l’aiutino a prendere le uova. Poi lascia liberi di scorrazzare i due conigli mentre i bambini corrono insieme a loro.
Stefan decide di andare a fare una passeggiata nel bosco vicino con i bambini più grandi. Nel frattempo, Marie resta con i più piccoli, che a volte partecipano alle passeggiate nel bosco, ma oggi i bambini più grandi esploreranno un terreno più difficile. Decido di unirmi a loro.
«Ho appena finito di leggere L’ultimo bambino nei boschi di Richard Louv», mi racconta Stefan. «Parla dell’importanza di giocare all’esterno. Uno degli studi indica che più è selvaggia la zona verde, più è benefica per il bambino. Ciò che mi sorprende è che sono stati osservati miglioramenti significativi anche nei bambini con autismo, disturbo da deficit di attenzione e sindrome da deficit di attenzione con iperattività (ADHD)».
«Non ne sono sorpresa. Anche io mi sento più tranquilla quando sono fuori nella natura», rispondo.
Stefan è pienamente consapevole della posizione di ogni bambino, ma ha l’accortezza di non stargli addosso. Si siede su un albero caduto e inizia a intagliare un pezzo di legno. Dopo essere venuti qui tante volte, i bambini conoscono i limiti, fino a dove possono camminare e quanto in alto possono arrampicarsi. Anche Samuel è disposto a rispettare i limiti ora; qualche mese prima aveva superato i limiti e gli fu detto che sarebbe potuto tornare nei boschi solo quando avesse rispettato quei limiti.
Stefan conserva il pezzo di legno intagliato per prendersi cura di Courtney, che è caduta e si è graffiata il braccio. La pulisce, le applica una crema e le mette un cerotto. Io le do un bacio speciale da nonna e la tengo in braccio per qualche minuto fino a quando non è pronta per tornare all’avventura. Stefan tira fuori i bicchieri e l’acqua dal suo zaino, in modo che tutti i bambini possano bere prima di partire per il viaggio di ritorno.
Mentre eravamo di esplorazione, Marie e i bambini più piccoli si sono divertiti ad arrampicarsi sulla collina di sabbia del giardino, e scivolare. La più piccola delle bambine ha giocato sull’altalena appesa all’albero, finché Marie l’ha fatta scendere dopo una decina di minuti. La bimba si è lamentato per un po’ e poi è passata al gioco successivo.
Quando i più piccoli sentono le voci dei loro compagni più grandi che tornano dalla foresta, corrono fino alla recinzione per salutarli. Marie mette il neonato nella carrozzina e torna dentro per cambiargli il pannolino, mentre Stefan aiuta tutti i bambini a scuotersi via la sabbia e la terra di dosso, prima di togliersi le scarpe e tornare dentro casa.
Il pranzo
Ogni bambino ripone le scarpe su un tappeto all’ingresso e si infila i calzini antiscivolo, o le pantofole, prima di andare in bagno per lavarsi le mani. La canzone per lavarsi le mani risuona lungo il bagno e l’atrio:
A lavarsi le mani
con acqua e sapone
affinché restino bianchissime
come nuvole di cotone.
Alcuni giorni i bambini hanno bisogno di un bagno caldo ai piedi prima di mangiare, ma non oggi. Più tardi, Marie si renderà conto che uno dei bambini, che stava avendo una giornata movimentata, avrebbe avuto bisogno del bagno ai piedi e glielo preparerà.
Stefan aiuta i più piccoli a lavarsi le mani, mentre i più grandi si lavano da soli, si mettono i grembiuli per mangiare, e aiutano a mettere il cibo sul tavolo e a servire l’acqua.
Marie scalda il biberon del neonato e aiuta i bambini a sedersi. Alcuni giorni, la madre del neonato viene ad allattarlo, ma oggi Marie dovrà dargli da mangiare sulle ginocchia durante il pranzo.
Come avevo immaginato, tutta la casa odora di zuppa deliziosa. Quello che non sapevo era che si sarebbe servito anche del pane fresco che i bambini avevano preparato il giorno prima. Per completare il menu, ci sono un piatto di carote e uno di pere.
Ora, con le mani lavate, siamo pronti per il pranzo. Una volta seduti tutti, respiriamo profondamente e recitiamo:
Mani avanti, mani indietro.
Mani giunte che stiamo per iniziare.
Con le mani unite, come in una preghiera, regna il silenzio tranne per il suono di Stefan che accende la candela in mezzo al tavolo con un fiammifero. Cantiamo la benedizione dell’ora di pranzo:
Terra tu il cibo ci hai dato,
sole tu l’hai maturato,
cara terra, sole amato
il nostro cuor vi è tanto grato.
Due dei bambini cantano a voce troppo alta, facendo baccano, e Marie, molto tranquillamente, dice loro che è sicura che sono in grado di cantare in modo che le fate del fuoco che ballano sulla punta della candela non si offendano per il nostro chiasso. La cantiamo di nuovo, questa volta con rispetto.
Sono le 12:00. Il cibo è stato benedetto, beviamo un po’ d’acqua, e alcuni tè alle erbe. Stefan comincia a versare le ciotole di zuppa mentre Marie dà da mangiare al neonato. I bambini passano i piatti di carote e pere intorno al tavolo. Una delle bambine versa il latte nella tazza di ogni bambino da una brocca.
«Basta, Courtney!» grida Samuel, «La verserai!». Aiuto Courtney a fermarsi poco prima che il latte superi il bordo della tazza. Sta ancora imparando. Le tazze devono essere riempite solo per un quarto, e si possono riempire di nuovo quando vogliono. A volte trascorrono parecchi giorni di fila senza che rovescino il latte. Altri giorni…beh, i rischi del mestiere!
All’inizio mangiamo in silenzio, dando la possibilità al corpo e all’anima di sentire il cibo caldo. Poi inizia una conversazione a bassa voce. Un bambino racconta ciò che ha visto durante la passeggiata o qualcosa che è accaduto a casa. Io racconto la storia di una famiglia di cardinali che ho visto recentemente sulla mia mangiatoia, e improvvisamente quasi tutti i bambini hanno una storia simile da raccontare. La loro tendenza innata a imitare si mostra anche nel racconto. Non stanno mentendo, come qualcuno potrebbe pensare. I bambini così piccoli di solito non mentono, ma si identificano profondamente con quello che vedono e sentono, tanto che poi dicono che è successo anche a loro.
Alcuni bambini chiedono una seconda ciotola di zuppa, e anch’io! Stefan taglia anche qualche altro pezzo di pane e lo passa.
A metà pasto, i due bambini più grandi cominciano a ridere e a parlare di pipì e cacca; succede spesso a tavola. Probabilmente, mentre la digestione si sveglia, i bambini improvvisamente ricordano i miracoli dei processi corporei che avvengono ogni giorno nella loro vita. «Andiamo in bagno e parliamone», suggerisco; ma poiché non vogliono lasciare il tavolo, decidono di abbandonare l’argomento e di continuare a mangiare.
«Dio vive sulla luna», esordisce uno degli altri bambini.
«No, no. Dio vive in cielo», risponde un altro.
Samuele scuote la testa. «Ascoltate. Io so la verità», dice. «Dio vive nel vostro cuore!».
Una delle bambine di due anni mostra un grande sorriso sul suo viso e dà un bacio sulla guancia a Samuel, che lo accetta e poi scrolla le spalle.
Verso la fine dell’ora di pranzo arriva Charelle, che prenderà il posto di Stefan nel pomeriggio. Entrambi coincidono nell’ora delle pulizie e del pisolino. Si abbracciano brevemente, e Charelle indossa il grembiule che sua nonna le ha cucito. Lo adora perché ha delle tasche grandi che sono molto pratiche e perché è fatto di tessuto di cotone morbido che i bambini possono accarezzare.
Quando quasi tutti i bambini finiscono, Stefan distribuisce loro dei fazzoletti di stoffa caldi per lavarsi la faccia e le mani. Poi consegna lo spegnicandele a uno dei bambini più grandi per spegnere la candela. Si tratta di un rito di passaggio che anche i più piccoli potranno fare quando saranno cresciuti.
Cantiamo tutti insieme «Grazie per il cibo» e poi si spegne la candela.
Due bambini restano a tavola per finire i loro ultimi bocconi, mentre gli altri portano i loro piatti nel lavandino per sciacquarli e metterli in lavastoviglie, dopo aver gettato gli avanzi nel cestino del compost. Poi ognuno raccoglie le briciole sul tavolo. Io tiro fuori la scopa grande e spazzo intorno al tavolo. I tovaglioli vengono messi in una cesta e i grembiuli per mangiare tornano nei loro ganci, a meno che non siano troppo sporchi.
Il riposino
Marie sta cambiando il pannolino al neonato e ad uno dei bimbi più piccoli. Charelle accompagna i bambini che hanno finito di sistemare i piatti in bagno per lavarsi le mani e lavarsi i denti. Adoro la canzone per lavarsi i denti, che li guida ad ogni passo del lavaggio e che dura il tempo esatto per farlo bene:
Spazzola, spazzola, spazzola
verso l’alto e verso il basso.
Spazzola, spazzola, spazzola dappertutto.
I denti e le gengive spazzolate devono essere,
i denti e la lingua spazzolati devono rimanere.
Stefan accompagna da Charelle gli ultimi due bambini ed entra in camera per supervisionare l’inizio del pisolino. Marie nel frattempo si prende una pausa.
I bambini vanno a letto nei loro lettini singoli. Stefan li aveva preparati quella mattina, prima di uscire con Samuel in giardino. Ogni bambino ha un sacco a pelo realizzato con una coperta comoda e morbida, tagliata della giusta dimensione, piegata sul fondo e cucita sui lati. Gli assistenti, insieme a un gruppo di genitori, hanno cucito le coperte a macchina un sabato mattina. I sacchi sono abbastanza spaziosi affinché i bambini siano a proprio agio, ma anche abbastanza stretti da sentirsi contenuti e pronti a riposare. Sotto ogni coperta si colloca una tappeto voluminoso, che ha la funzione di materasso morbido. Nei giorni molto freddi, una bottiglia d’acqua calda viene posta nei sacchi, in modo che si riscaldino, e si ritirano quando i bambini si mettono a letto. Per i mesi estivi i sacchi a pelo sono fatti di un tessuto più leggero.
Ogni bambino ha un bambolotto speciale con cui dorme nel sacco. La maggior parte sono stati fatti da Marie; alcuni bambini li portano a casa per dormire la notte e li riportano il giorno dopo. Due dei bambini portano invece da casa degli oggetti speciali, che utilizzano da quando sono neonati. Uno è un pezzo di coperta, l’altro è un gattino di peluche che il caro nonno aveva regalato al suo nipotino.
Stefan chiude le tende per creare un ambiente più tranquillo, accende una lampada e apre leggermente una finestra per far entrare l’aria fresca. Una volta che sono tutti a letto, Stefan si sposta silenziosamente da un bambino all’altro per massaggiargli la schiena. Alcuni preferiscono che gli si accarezzi la fronte.
C’è una bambina che oggi è un po’ nervosa e continua a muovere le gambe e le braccia. Stefan l’aiuta a stare ferma, tenendola dolcemente ma con fermezza, fino a quando inizia a rilassarsi. Questa tecnica è usata per aiutare il bambino che ha problemi sensoriali, o che semplicemente si muove senza sosta.
Charelle racconta una storia. Il neonato inizia a lamentarsi, quindi lo prende in braccio e lo culla mentre finisce di raccontare la storia. Intona una ninnananna, adagia il neonato nella culla, spegne la lampada e tocca la lira mentre i bambini conciliano il sonno.
Stefan va via ogni giorno alle 13:30. Charelle si rilassa con il suono dei bambini che dormono e si prende qualche minuto per guardare ognuno di loro, tenendoli nel cuore e osservandoli in uno dei loro momenti d’oro. Riflette sull’amorevole interesse dell’angelo custode di ogni bambino e lo ringrazia con il cuore.
Verso le 14:00, Charelle esce dalla stanza del pisolino, finisce di pulire la cucina e la sala da pranzo e mette un carico di vestiti in lavatrice. Poi prepara un piccolo spuntino composto da yogurt e frutta per il pomeriggio. Controlla le cassettiere che contengono i vestiti di scorta dei bambini.
Charelle prepara il tè, e quando Marie torna a casa, Charelle la mette al corrente su come i bambini si siano rilassati per il pisolino. Marie le parla degli eventi del mattino, sottolineando ciò che ritiene che Charelle debba sapere sui bambini. Parlano un po’ di Courtney, che tende ad essere un po’ goffa nei movimenti e non riesce ad articolare bene le parole. Marie si raccomanda di osservare i suoi movimenti con attenzione nei giorni seguenti e poi provare a muoversi come lei, per vedere se questo dà loro nuove idee. Aveva imparato questa tecnica da un compagno esperto in movimento terapeutico.
La fine della giornata
Marie entra in cucina per preparare il tè per i bambini. Sono circa le 15:00, e una delle piccole si sveglia. Charelle la stringe tra le sue braccia. Le cambia il pannolino, le spazzola i capelli e le spalma la crema sul viso: un rinfrescante inizio per l’ultima parte della giornata! Nel frattempo, altre due bambine si svegliano e si siedono sul divano, aspettando il loro turno per ricevere attenzione, amore e affetto. Courtney salta e corre verso il bagno, e aspetta il suo turno. Una volta pronti, tornano nella stanza del pisolino per ripiegare i sacchi a pelo, mentre Charelle sveglia gli altri dormiglioni. Con uno dei piccoletti avvinghiati intorno alla gamba, alza le persiane e inizia a cantare:
Sveglia, dormiglione sveglia.
È ora di alzarsi dal letto.
Sveglia, dormiglione sveglia.
Questa era una delle parti più difficili del pomeriggio per Charelle, perché era, in un certo senso, contraria a svegliare i bambini (sentiva che bisognava lasciarli svegliare da soli). Tuttavia, sapeva che se un bambino dormiva fino alle 16:00 o alle 16:30, sarebbe stato difficile per i genitori portarlo a letto tra le 19:00 e le 19:30, che era l’obiettivo su cui stavano lavorando con le famiglie!
A poco a poco Charelle stava accettando con gioia la sua responsabilità di svegliare i bambini non più tardi delle 15:00, per poter fare merenda alle 15:30, in modo da non interferire con l’orario delle famiglie per la cena.
Mentre continua a cantare la canzone per svegliarsi, quasi tutti i bambini cominciano a stiracchiarsi e, a poco a poco, si alzano per andare in bagno. Samuel è sempre quello che ha più difficoltà a svegliarsi. Gioca duro quando è sveglio, e dorme profondamente quando riposa! Era riluttante al risveglio, ma Charelle aveva scoperto che bagnargli le mani con un panno tiepido e poi accarezzargli leggermente la parte posteriore del collo era molto utile.
A volte la transizione dopo il riposino poteva essere caotica, tutto dipendeva dai bambini. A volte Charelle giocava a un gioco semplice con loro o leggeva un libro sul divano per facilitargli la transizione.
Quando Marie entra nella stanza, i bambini sorridono felici. Aiuta Charelle a finire di pettinare e spalmare la crema sul viso dei bambini, e tutti si siedono intorno al tavolo per la merenda. Prima che finiscano, arriva il padre di una delle bambine di tre anni, che corre tra le braccia del padre e poggia la testa sulle sue spalle. Poi guarda Marie e Charelle con un sorriso raggiante e dice: «È arrivato il mio papà!». Lui l’aiuta a raccogliere e a lavare il suo piatto, e poi entra nella stanza del pisolino per aiutarla a sistemare il sacco a pelo. Suo padre la riporta al tavolo per gli abbracci di Marie e Charelle e alla fine se ne vanno.
La mattina c’era stato il rituale opposto: abbracci di commiato alle mamme e ai papà e calorosi saluti agli assistenti. Raramente, appare qualche lacrima, ma la maggior parte dei bambini frequenta da Marie già da un po’, e i ponti tra casa dei genitori e seconda casa sono ormai forti.
La merenda è quasi finita quando arriva una madre. È evidente che ha avuto una giornata difficile, così Marie le offre una tazza di tè. Si siede un po’ con sua figlia in grembo mentre prende il tè e sente il respiro della sua bambina. Poi entrambe sciacquano il piatto della bambina e riordinano il letto. È un bene che i genitori percepiscano l’ambiente fisico in cui i loro figli hanno trascorso tutto il giorno, anche solo per pochi minuti. Aiutare con i piatti del figlio, controllare la stanza del pisolino e dare un’occhiata al cassetto dei vestiti sono modi per far parte dell’esperienza della seconda casa. In qualche modo, è il riflesso della visita dell’assistente alla casa del bambino. L’assistente è andato a vedere la casa di famiglia e ora i genitori dimostrano lo stesso interesse per la seconda casa del figlio.
Charelle finisce di raccogliere la merenda e controlla il frigorifero e la dispensa per vedere se c’è da comprare qualcosa per il pranzo e la merenda dell’indomani. C’è un menu scritto in un taccuino dove lei può controllare. Marie nel frattempo svuota la lavastoviglie con Samuel e un altro bambino.
Il neonato è sdraiato sul pavimento in un angolo protetto della stanza, esplorando le sue dita dei piedi. I piatti del pranzo sono stati conservati e quelli della merenda caricati nella lavastoviglie, quando arriva la madre del neonato e il ricongiungimento è davvero commovente. È come se un campo di vibrazione cominciasse a risuonare nella stanza. Il saluto del bambino si estende dalla punta della testa alla pianta dei piedi mentre alza il suo piccolo ventre e sorride con gioia a sua madre, che ha difficoltà ad aspettare di riaverlo tra le braccia. Mette rapidamente le nuove bottiglie di latte materno nel frigorifero, e poi lo alza in braccio, lo mangia di baci e si siede sul divano. «Ciao, tesoro mio», lo culla mentre si prepara a allattarlo. Restano lì il tempo necessario.
Alle 15:45, Charelle è fuori con quasi tutti i bambini che non sono ancora stati presi dai genitori e Marie rimane dentro a pulire, passare l’aspirapolvere e riordinare. Due delle ragazze volevano restare dentro con lei e stanno spazzando per terra. La cura della loro seconda casa era diventata parte della loro esperienza quotidiana e settimanale. Invece di dar loro materiale scolastico elaborato, da cui imparare concetti astratti, si insegnano loro i fondamenti della vita quotidiana, che forniscono molte abilità pre-accademiche.
Charelle tira fuori la corda e lega un’estremità ad un albero. Sta introducendo Samuel al gioco della corda: è riuscito a dominare il serpente, poi a saltare una corda posta relativamente in alto, e ora è il momento di imparare a saltare mentre la corda è in movimento. Le due bambine che stavano spazzando sono uscite e vogliono partecipare. Charelle fa loro il serpente, ma perdono rapidamente interesse. I bambini più grandi adorano giocare con la corda, perchè stanno iniziando a imparare a seguire le istruzioni, mentre i più piccoli stanno ancora imparando per imitazione e mostrano meno interesse.
Samuel sta lentamente attraversando il passaggio dalla prima alla seconda infanzia, e le sue capacità e stile di apprendimento stanno cambiando in modo sottile. I suoi genitori gli stanno dando la possibilità di fare questi cambiamenti poco a poco, invece di correre verso un ambiente istruttivo pieno di aspettative, non necessarie per il suo sviluppo a lungo termine.
Marie appende il grembiule e va in giardino. Charelle entra per dare un’ultima occhiata, e svuota il secchio dei pannolini e dell’immondizia prima di andarsene. Il padre di Samuel e un’altra madre arrivano a pochi minuti di distanza. Si salutano affettuosamente ed entrano per firmare l’uscita dei loro figli e controllare i vestiti di ricambio. Uno dei bambini entra con la madre, si siedono per qualche minuto e si abbracciano di nuovo. Samuel rimane fuori a giocare, e quando suo padre esce di nuovo, il piccolo lo invita a vedere il suo salto con la corda.
È importante che si crei un momento speciale quando i genitori tornano a prendere i bambini. Quei minuti di riconnessione sono importanti, e Marie raccomanda di dedicare anche un po’ di tempo quando si torna a casa, basta anche qualche abbraccio sul divano prima di entrare in cucina a preparare la cena. Inoltre, raccomanda che i genitori facciano il possibile affinché il loro bambino partecipi alle faccende domestiche. L’attività in sé non è importante, quanto stare vicino ai propri genitori.
La fine della giornata è vicina, e rimane solo una bambina. Marie si siede su una sdraio a fare l’orlo di una delle sue camicette. Prima che se ne vada l’ultima bambina, sua figlia adolescente torna a casa e dà un bacio sulla guancia a sua madre. La bambina corre verso di lei. «Aiba», implora la bambina. La figlia di Marie, che è cresciuta tra i bambini piccoli, la solleva e la dondola dolcemente prima di entrare in casa. Nel pomeriggio, quando torna a casa presto, si siede fuori per un po’ per godersi i bambini, e viceversa. I bambini adorano gli adolescenti e i preadolescenti, ed è meraviglioso quando ci sono giovani che partecipano regolarmente alla vita dei bambini. (Approfondimento sull’età dell’adolescenza).
Il marito di Marie arriva poco prima dell’ultimo genitore. Quando dà un bacio a Marie, la piccola chiede di nuovo “aiba”, e questa volta riceve un grande abbraccio invece di un dondolio. Poi anche l’ultima bambina va via con sua madre e Marie prende un bel respiro profondo. È stanca, ma non esausta. Si sente grata per la sua vita. Ed è forse questo il più grande regalo che offre ai bambini ogni giorno: una vita piena di «Sì»!
Se volete conoscere la storia di Marie e il suo lavoro, vi invito a visitare il sito di LifeWays North America.
Buona vita, Noe