7/14 anni: a ciascuno il suo eroe
Abbiamo parlato ne L’Arte dell’educazione Waldorf di quali siano gli aspetti principali su cui si fonda la pedagogia steineriana. Abbiamo più approfondito i primi 7 anni di vita del bambino ( 0/7 anni: età prescolare – imitazione ed esempio). Ora vediamo cosa accade con la maturità scolastica e la perdita dei denti da latte.
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In coincidenza con il compimento del settimo anno di vita, abbiamo la prima trasformazione della figura umana.
A tal proposito riporto un estratto dell’articolo Il bambino è pronto per entrare a scuola? che consiglio di leggere per intero se si vuole approfondire l’argomento.
Intorno ai sette anni lo sviluppo degli organi trova una sostanziale conclusione. Un segno che indica questo completamento è la caduta dei denti da latte, denti che abbiamo in un certo senso ereditato e che non ci appartengono intimamente. Lo spuntare dei denti definitivi è il sintomo esteriore di una completa trasformazione dell’entità umana. Anche se esteriormente non è così visibile, è accaduto tanto nell’organismo: tale processo viene considerato la prima trasformazione della figura umana.
“Come con il cambio dei denti, anche alla trasformazione della figura sono collegati cambiamenti e fasi di maturazione profondi, ben noti alla psicologia evolutiva. Le forze attive fino a quel momento nel dar forma al corpo hanno concluso la loro azione; quel che fino ad allora avevano dovuto formare, ora devono solo mantenerlo.” (Leder 1993).
E come possiamo immaginare, il mantenimento di un edificio è molto meno impegnativo della sua costruzione. Così le forze formatrici, prima occupate a plasmare gli organi, ora possono assumere altri compiti. Esse infatti non scompaiono dopo che l’edificio è stato costruito, ma come forze della mente e dell’intelletto cercano nuovi campi di attività. Ora le possiamo utilizzare per l’apprendimento, ed è giunta la maturità scolastica.
Una sufficientemente lunghezza delle membra, una buona coordinazione dei movimenti e una buona capacità di memoria, dovrebbero attestare che il bambino può uscire dalla sicurezza della famiglia e del giardino d’infanzia, e iniziare il suo percorso educativo.
L’educazione del bambino tra i 7 e i 14 anni
La pedagogia Waldorf vede nel periodo fra il settimo e il nono anno di età una precisa disponibilità all’apprendimento: memoria, capacità di rappresentazione, gioia nella ripetizione ritmica e desiderio di ricevere raffigurazioni del mondo che stimolino la fantasia (ad esempio immagini di esperienze e di conoscenze naturali, sociali e culturali), caratterizzano questa età.
L’entusiasmo è ancora presente, ma non segue più soltanto le impressioni dei sensi e l’imitazione come nei primi sette anni di vita; si concentra piuttosto su una persona di riferimento a cui il bambino rivolge alcune domande tacite che suonano così: “Mi vedi davvero?” e “Puoi aiutarmi a incontrare il mondo?”. Tali domande sono un’esortazione, verso colui che diventerà il suo modello di vita, a stabilire con lui un rapporto interiore e allo stesso tempo servono al bambino per verificare se egli risponde alle sue esigenze. Il bambino a questa età ha bisogno di un’autorità attraverso il quale vedere le cose del mondo. Un’autorità che nasca in forma naturale, non imposta, e che rappresenta il modello spirituale in base al quale il bambino formerà coscienza, abitudini e tendenze, e grazie al quale riuscirà a regolare il suo temperamento.
Di conseguenza è importantissimo che in questi anni il bambino abbia attorno a sé persone che egli possa contemplare e che possano risvegliare in lui le forze intellettuali e morali desiderate.
Dice il poeta:
“Ognuno deve scegliere il suo eroe, seguendo il quale egli si affanna sulla strada dell’Olimpo.”
Per rispondere alle domande fondamentali che il bambino pone a questa età, ci serviamo dell’insegnamento, che mirerà non soltanto a trasmettere un’esperienza, ma a rendere possibile un incontro diretto con il mondo che induca il bambino alla riflessione oltre che alla meraviglia.
Dice Rudolf Steiner: “Dovete riferire tutto all’essere umano. Tutto quel che portate ai bambini, se raccontate loro una fiaba e la riferite alle persone, se nelle scienze naturali parlando del telegrafo suscitate un sentimento del prodigio che si compie attraverso linee sotterranee, tutte queste cose collegano il mondo intero nelle sue particolarità con gli uomini.”
Dobbiamo dunque trasformare tutte le cose del mondo in esseri viventi: non parleremo di piante in quanto tali, ma di piante come esseri viventi che ci dicono qualcosa, che parlano fra di loro. Tutte le osservazioni sulla natura, sull’umanità, sul mondo, devono venire forgiate dalla fantasia. Le piante parlano, gli alberi parlano, le nuvole parlano. Il bambino a questa età non deve sentire differenza fra sé e il mondo; deve crescere in lui il sentimento che egli stesso può parlare, e che possono parlare anche gli oggetti che lo circondano.
Gli strumenti a nostra disposizione
Per aiutarci in questa fase di crescita del bambino abbiamo vari strumenti a disposizione:
1. Le fiabe e i racconti
Prima della seconda dentizione, le storie e le favole che si raccontano al bambino hanno come scopo donare gioia e gaiezza. Dopo i sette anni, le fiabe e i racconti mirano invece a creare immagini di vita da emulare o, all’opposto, immagini disgustose che aiutano ad eliminare le cattive abitudini.
Di fatti, a questa età gli ammonimenti servono a poco. Se invece si fa agire sulla fantasia del bambino l’immagine viva di una persona cattiva con gli stessi difetti, e si mostra a che cosa porti l’inclinazione in questione, essa agirà profondamente e aiuterà a sradicarla. Le astratte massime morali potranno esercitare il loro giusto effetto soltanto quando, con la pubertà, il corpo astrale si sarà liberato dall’involucro astrale. Ora il pensare dovrà svilupparsi esclusivamente dalle esperienze dell’anima del bambino. Soprattutto durante i primi due o tre anni di scuola, in cui vi sono ancora gli echi dell’età dell’imitazione, si può fare tanto per il bambino grazie agli insegnamenti delle fiabe.
Il racconto ha poi un’ulteriore funzione. Esso aggiunge alle autorità viventi a cui si affida il bambino, altre autorità che vengono accolte spiritualmente. Pensiamo ai grandi della storia, uomini e donne esemplari, che attraverso le loro gesta guidano il bambino nella giusta direzione.
2. L’arte
A questa età il bambino è un artista, ed è predisposto ad accogliere maggiormente ciò che gli viene presentato in modo artistico. Sotto questo aspetto abbiamo molti limiti da superare, perché la nostra civiltà e la nostra cultura sono diventate tali da basarsi soltanto sull’intelletto e non più sulle attività artistiche. Ma se per artistico intendiamo quel processo esteriore, seppur interiormente attivo, che rende visibile l’invisibile, l’ambito artistico si amplia notevolmente! Riusciremo così a portare dentro ogni tipo di insegnamento la musica, le arti plastiche, le arti del movimento, la pittura, la poesia e il gioco.
Rudolf Steiner a riguardo affermava: “Non è affatto necessario sapere molte delle cose di cui ci si vale oggi negli esami, non c’è nessun male a cercare in un’enciclopedia. Ma non esiste ancora un’enciclopedia da cui si impari a conoscere quella capacità sapiente che occorre avere in sé per comprendere il mondo eterico. Tanto meno ci si può avvicinare al corpo astrale quando non si conoscono tutte le leggi che si imparano nell’acustica e nell’ottica. E se, andando oltre, si impara come il linguaggio si formi nell’uomo; se si impara l’intima struttura del linguaggio, quella che più non si impara nella nostra epoca di civiltà progredita che ha eliminato tutto ciò che è intuitivo; se si impara a riconoscere che cosa accade in un uomo quando pronuncia una A, o una I, come nella A è contenuta la meraviglia, nella I il rafforzamento in sé dell’interiore entità umana; se si impara in tal modo a riconoscere come la sostanza del linguaggio penetri nell’organizzazione dell’uomo; se si impara a dire, non soltanto astrattamente, quando una palla rotola “essa rotola”, ma se con la pronuncia si riesce a far rotolare quel rotolare che scorre interiormente nello stesso modo in cui il movimento della palla avviene esteriormente; se si impara così a riconoscere guardando interiormente, ma secondo lo spirito del linguaggio, ciò che veramente opera in esso, allora si impara a conoscere l’organizzazione dell’io attraverso la struttura del linguaggio.”
Questa è arte.
3. Le similitudini
Nel periodo fra la seconda dentizione e la pubertà, possiamo iniziare a presentare al bambino i misteri della natura e le leggi della vita, in modo però che le leggi dell’esistenza vengano intuite e sentite interiormente, piuttosto che afferrate tramite concetti intellettuali. È infinitamente importante che il bambino impari a conoscere mediante le similitudini i misteri dell’esistenza, prima che le apprenda in forma di concetti astratti dalle leggi naturali.
Se, per esempio, vogliamo parlare al bambino dell’immortalità dell’anima e della sua fuoriuscita dal corpo, potremmo farlo utilizzando il paragone dell’uscita della farfalla dal bozzolo: come la farfalla esce dal bozzolo, così esce l’anima dall’involucro del corpo dopo la sua morte. Il bambino non riuscirà ad afferrare adeguatamente il concetto razionale, se prima non l’avrà intuito tramite un’immagine simile. Un giovane che abbia sperimentato tutto questo, si accosterà poi al problema con tutt’altro atteggiamento. Perciò dobbiamo avere a disposizione delle similitudini per tutte le leggi della natura e per tutti i misteri del mondo.
4. Le immagini spirituali
Per questa età ogni immagine deve venire spiritualizzata. Per esempio non ci si deve accontentare di presentare una pianta, un seme o un fiore soltanto nel loro aspetto fisico. Tutto deve diventare simbolo spirituale. Un seme non è solo quel che appare agli occhi: in esso si nasconde, invisibile, tutta la nuova pianta. Tutto ciò deve venire afferrato in modo vivo, col sentimento, con la fantasia e con l’anima. Questo è fondamentale per l’uomo in divenire, che imparerà a sentirsi parte dell’universo nel suo complesso. Se il bambino non si sentirà unito con fili sicuri al mondo, la sua volontà e il suo carattere rimarranno incerti.
5. La memoria
Una forza dell’anima alla quale va dato un valore particolare in questo periodo dello sviluppo umano è la memoria, legata alla trasformazione del corpo eterico che caratterizza questo periodo.
Come aiutiamo la memoria? Se ad esempio decidessimo di mostrare al bambino le leggi indispensabili della moltiplicazione, lo faremo con alcuni esempi, usando le dita anziché il pallottoliere; solo più tardi insegneremo a memoria la tavola pitagorica. Così facendo si tiene conto della natura del bambino, prediligendo la formazione della memoria, senza esigere troppo dal raziocinio. Ricordiamoci che l’intelletto è una forma dell’anima che nasce solo con la pubertà, e sopra di esso non si dovrebbe assolutamente agire dall’esterno prima di quel momento.
6. Il senso della bellezza
A questa età è pure importante un adeguato approfondimento delle bellezze della natura. Soprattutto, è importante curare il senso della bellezza e risvegliare il sentimento per l’arte. Gioia per la vita, amore per l’esistenza, forza per il lavoro, tutte queste cose nascono dall’amore per il senso della bellezza e dell’arte. Persino il senso morale, che viene educato mediante modelli ed esempi autorevoli, acquista la sua sicurezza se, grazie al senso della bellezza, il bene viene sentito anche come bello, e il male come brutto.
L'irrequietezza dei nove anni
Un momento molto particolare dello sviluppo infantile avviene tra il nono e il decimo anno. Rudolf Steiner lo chiamò il Rubicone dello sviluppo infantile. Così come Cesare attraversò il Rubicone senza possibilità di ritorno, così il bambino lascia dietro di sé l’infanzia. E accade in modo intimo e sottile a quasi tutti i bambini.
A questa età il bambino impara a distinguere se stesso dal mondo esterno. Si accorge di una separazione più forte fra sé e il mondo, fra sé e gli adulti. Le prime esperienze di solitudine ne sono la conseguenza. È come se solo ora il bambino si rendesse conto di non essere al mondo per caso e di non appartenere ai suoi genitori. Per questo, alcuni bambini inizieranno a fare domande sulla circostanza della loro nascita.
Possiamo notare questo cambiamento anche a scuola. L’autorità del maestro, prima accordata in modo pressoché spontaneo da parte del bambino, ora viene messa in discussione. È come se il bambino avesse bisogno di verificare che egli parli e agisca partendo davvero da un’ampia conoscenza del mondo e da una sicurezza nella vita. D’ora in poi il bambino selezionerà attentamente coloro da cui accetterebbe di lasciarsi guidare e in cui riporre fiducia.
I dubbi che sorgono a questa età non vengono espressi verbalmente; egli non è ancora in grado di trasformarli in concetti e non potrebbe esprimerli in parole. Tutto è sentimento. E a nostra volta dovremo andargli incontro con sentimento, arricchendo di amore tutte le nostre azioni, avvicinandoci a lui, confortandolo, in modo che si accorga che gli vogliamo specialmente bene e gli stiamo accanto. È di grandissima importanza, per tutta la sua vita futura, che lo aiutiamo a superare questo momento, perché tutta l’insicurezza che rimane al bambino sarà insicurezza per il resto della vita.
Questo momento particolare che si presenta tra i nove e i dieci anni, dà il via a una nuova parte dell’evoluzione del bambino che arriva fino a dodici anni circa. Prima che si compia pienamente la seconda trasformazione della figura con la pubertà, si sviluppa attraverso la forte crescita dei polmoni un ritmo del respiro più profondo, più tranquillo. Questo cambiamento fisiologico è correlato a uno animico. Così appare spesso una particolare armonia ed equilibrio nella vita di sentimento, che non si manifesta più in atti esterni di volontà. Ben presto la struttura corporea perde l’armonia che aveva contraddistinto la parte centrale dell’infanzia, poiché il rilascio di ormoni sessuali provoca una più forte spinta alla crescita. Aumenta la crescita delle ossa dello scheletro, in particolare quelle delle membra, e quindi anche il sistema muscolare si sviluppa in modo più vigoroso. Ora il compito del giovane è accettare consapevolmente il corpo che cambia e sentirsi in esso.
La ricerca di un nuovo, personale, punto di osservazione si esprime anche con una più decisa disposizione alla critica, soprattutto nei confronti del mondo degli adulti, che può sfociare in esperienze di solitudine e vulnerabilità. È importante dunque offrire all’intellettualità che sopraggiunge, a pieno diritto aggiungerei, uno spazio d’azione sufficientemente ampio. Coltiviamo una buona cultura del dialogo, lasciando partecipare il bambino alle discussioni interessanti degli adulti, e prepariamoci alla pubertà!
Buona vita, Noe